Questa
era la vista dal balcone di casa mia il giorno dopo la grande
nevicata di quest'inverno.
Il
giorno prima arrivare a casa era stata una grande conquista quando,
uscito per emergenza neve alle ore 16:00 dall'ufficio, che si trova
sulla sommità del colle Aventino di Roma, avevo guidato fino a
Terni, arrivando a casa alle 23:00 abbondanti.
Benedicendo
mio padre per aver fornito la mia Golf di gomme termiche, avevo
affrontato con coraggio il traffico romano, paralizzato dal fondo
ghiacciato delle strade. I romani che guidano sulla neve sono come
gli stambecchi che nuotano: non è proprio previsto che ne siano
capaci.
Dopo
ore passate immerso in fitti, immobili sciami di automezzi,
occasionalmente divertito da incapaci che slittavano qua e là fuori
controllo e rallentato da alberi caduti (a Roma spesso cadono gli
alberi in strada e sulla testa delle persone, basta che piova o che
tiri un po' di vento, non è stato ancora scoperto il perchè) avevo
finalmente raggiunto l'appendice posteriore della lunghissima coda
che portava al casello autostradale di Roma Nord. Chilometri e
chilometri di coda.
Saltando
freneticamente di radio in radio, con la tenue speranza di trovare
qualche musica decente per uccidere l'attesa, ero finito sulle onde
di Radio Rock, un'emittente romana che spesso passa bei pezzi. Il
deejay stava diramando bollettini improvvisati sulla viabilità di
Roma e suonando dischi degli Yes.
E
improvvisamente aveva estratto dal cilindro la miglior mossa musicale
dell'anno, scegliendo di suonare "Soon", dal disco
"Relayer". Mi era sembrato anche di sentirlo scusarsi
perchè in realtà "Soon" non è un pezzo a sè, essendo in
realtà la parte conclusiva della suite "The Gates Of Delirium",
ma lui non poteva suonarla tutta per motivi di scaletta, e in fondo
"Soon" uscì anche come disco singolo.
Nel
cassetto di fronte al sedile del viaggiatore, se non rcordavo male,
avevo proprio il CD Relayer degli Yes. Si, c'era, bello nella sua
doppia copertina di cartone della versione remaster. Ammazza che
coincidenza.
Finito
di ascoltare il pezzo avevo mandato un sms di ringraziamento al buon
Deejay, che mi aveva risposto per radio facendomi un in bocca al
lupo per il viaggio nella neve.
Crepi!
Finalmente al casello. Partenza.
Mentre
passavo sotto al Telepass gate (-neeeeeeep-) stavo già ascoltando di
nuovo gli Yes, stavolta partendo dall'inizio di The Gates Of
Delirium, stavolta dal mio CD. Le gomme termiche iniziavano a farsi largo
su uno strato un po' più consistente di neve.
Si
procedeva in pochi attraverso un paesaggio lunare, insieme ai mezzi
che sistemavano come potevano la sede stradale della A1, con poche luci e fiocchi di neve che cadevano
fitti, grossi come gomitoli di lana.
Il
Delirium degli Yes, passata la guerra musicale sfrenata, si andava
stemperando con accordi allungati di tastiera, fino all'entrata della
steel guitar di Steve Howe, che annunciava l'arrivo di "Soon".
Mentre la chitarra metallica sviolinava le note, Jon Anderson
cantava
Soon
oh soon the light
Pass within and soothe the endless night
And wait here for you
Our reason to be here
Pass within and soothe the endless night
And wait here for you
Our reason to be here
tagliando
l'abitacolo della Golf come un soffio di neve.
"Soon"
è musica di cristallo, è ghiaccio puro.
Il pezzo assumeva la forma di un'onda fredda, ripetitiva e dolce mentre
io sciavo con il battistrada attraverso un panorama nero (sopra) e
bianco fluorescente (sotto), entrambi sfumati da una tessitura di
macchie bianche e tonde in rapida caduta verticale. Il caldo e
rassicurante rumore del motore dello spazzaneve che superavo con
calma aggiungeva toni bassi ad una melodia che si sviluppava su toni
opposti, perchè il basso di Squire, usualmente colossale nei
migliori pezzi degli Yes, viene appena toccato in "Soon".
La
magia era finita quando, finito il tratto di autostrada,
un posto di blocco aveva forzato la mia uscita dalla superstrada in
quel di Narni, dove il livello della neve era qualcosa in cui
affondare di brutto. A quel punto io e una macchina della polizia
avevamo iniziato a divertirci con derapate a bassa velocità, e
l'atmosfera si era fatta meno sognante e più sportiva. Ci stava
benissimo "Sound Chaser", la canzone che viene dopo "The
Gates Of Delirium", sempre dentro a Relayer.
Ma
quando infine arrivai a casa avevo ancora in mente "Soon".
Terrò questo disco in macchina ogni inverno, nella speranza che nevichi di nuovo in autostrada.
![]() |
Yes - Relayer - album cover |
Nessun commento:
Posta un commento